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Cosa è stata la rivoluzione del ciclostile negli anni Sessanta? E quanto è stata importante per la produzione intellettuale e per l'attività politica dei tanti movimenti, gruppi, collettivi, che a Pisa - in anticipo e con maggiore intensità rispetto al resto d'Italia - dettero vita al '68 e che, anche negli anni seguenti, provarono a immaginare una società diversa da quella in cui erano immersi? E come agirono coloro che combattevano queste istanze o magari le volevano ugualmente, ma con modalità diverse? Attraverso testimonianze qualificate, che palesano sensibilità culturali e giudizi di merito differenti, e l'analisi dei testi di volantini e manifesti provenienti da tre archivi diversi (e di quella parallela dei contesti storici e politici, interni e internazionali), gli autori provano a rispondere agli interrogativi iniziali dimostrando il profondo legame fra mezzo e messaggio. Gli intenti formativi e informativi degli attori sociali dell'epoca dettavano scelte grafiche e parole d'ordine, o slogan, con cui riassumevano la propria appartenenza a un'ideologia o il proprio posizionamento rispetto agli eventi, alle istituzioni, ai partiti e movimenti più vicini o più lontani.